Norma Jeane featuring Marilyn Monroe. Una donna per sempre

M. M. MANGIA

Non era affatto piccola e fragile. Era una sana ragazza californiana dagli occhi azzurri, capelli naturalmente mossi e calzava un bel 39 (verificato personalmente). Era semplicemente bella, seducente e anche forte, in grado di lasciarsi alle spalle una difficilissima infanzia e diventare la leggenda Marilyn.

Era nata il 1˚ giugno 1926. Se non fosse scomparsa in circostanze ancora da chiarire, domani avrebbe 90 anni; se non fosse tante, troppe volte stata definita tutto ciò che non era, forse avrebbe avuto vita più facile. Ma i suoi uomini, quelli che l’hanno amata davvero, sapevano che dentro un corpo bellissimo viveva anche un’anima delicata ma tenace. Il campione di baseball Joe Di Maggio l’ha adorata anche dopo la morte, lui che ribolliva di gelosia per questa sua donna che in realtà non appartenne che a sé stessa.

Aveva amato uomini di successo, importanti; persone dalle quali cercava “il profumo di casa”; lei che sin da bambina aveva dovuto “combattere” contro le “cattive voci” sulla malattia mentale della madre Gladys. È vero, madre e nonna e anche il nonno Monroe e uno zio andavano soggetti ad “attacchi di follia”; è vero che era nata illegittima. Ma tutto questo già pesante bagaglio  non avrebbe dovuto diventare origine di speculazione maligna nella vita di Marilyn Monroe.

Sapeva, era cosciente quando sbagliava, ma era passionale e la ragione capitolava di fronte a certi sentimenti; a certi uomini che l’hanno raggirata e ingannata. Voleva fidarsi di certi collaboratori che quella notte tra il 4 e il 5 agosto 1962, invece, non capirono cosa accadde in una villa in stile di fattoria messicana nel quartiere di Brentwood, al 12305 di Fifth Helena Drive, Los Angeles. Tanto è stato scritto e detto, mai definitivamente stabilito, sebbene numerosi esperti abbiano tentato di rivelare... nel contenuto gastrico non furono rinvenute tracce delle “famose” numerosissime pillole che avrebbero dovuto ucciderla. Eppure l’attrice morì per intossicazione da Pentobarbital (e vari…): “si deve ammettere – secondo il PDR – che la concentrazione ritrovata nel sangue di Marilyn è da riferirsi a quattro volte i livelli tossici, a circa tre volte la minima concentrazione rilevabile in casi letali, e addirittura più elevata di quella che mediamente è riportata come la massima concentrazione in casi letali” (da L’enigma della morte di Marilyn Monroe. Cursum perficio, a cura di Francesco Mari, Elisabetta Bertol, Barbara Gualco, Firenze, Le Lettere, 2012, p. 122).

Si parla, qui e in tante altre decine di biografie che hanno stimolato la fantasia di chi aveva conosciuto bene Norma Jeane e anche di chi aveva/ha soltanto potuto amarla attraverso i ricordi e le centinaia di ritratti che i fotografi più illustri del suo tempo ci hanno regalato, di letale assunzione di Nembutal non per via orale. Non sarà certamente questa la giusta occasione per stabilire con certezza come sia morta Norma Jean: di fatto, è inquietante leggere le numerose pagine nelle quali si racconta dell’esecuzione dell’autopsia sulla salma di Marilyn. E più delicate sono le vicende che raccontano dell’organizzazione… della notte in cui lei morì e molte circostanze rimangono tutt’ora inesplicabili.

Il 6 agosto 1962, sul “Corriere della Sera del lunedì”, Giovanni Grazzini firma il pezzo Marilyn si è uccisa (occhiello: Tragica fine di un mitico personaggio moderno), ripubblicato successivamente con il titolo E’ tornata ad essere una donna, in Nicola Graziani, Lezioni di giornalismo. Si legge: “Ora Marilyn è muta. Non c’è un bambino che ha ereditato il suo sorriso. Ci sono degli uomini che l’hanno conosciuta, delle donne che l’hanno invidiata. C’è un mondo che si compiaceva di esserne scandalizzato. C’è un’immensa organizzazione di mercanti che forse non l’ha aiutata. Ma non c’è lo stupore della morte, il male che tocca le creature di ogni giorno, quelle che incontriamo per la strada. La morte non tocca i miti, non spegne le illusioni. Aiuta la fantasia. Dove sarà ora Marilyn? Chi turberà? I diavoli, gli angeli, i marziani?”

“Un idolo, Marilyn non era più una donna”. Non credo… chiedo perdono all’illustre critico. L’errore che tutta l’umanità ha commesso verso questa meravigliosa creatura è stato proprio non capire che dietro il trucco e le luci, le parti da “bionda svampita” e le frasi pronunciate per stupire, dietro Marilyn esisteva Norma Jeane. Non era Marilyn a temere eventualmente per un passato di pensieri suicidi in famiglia. E non poteva essere la diva a  soffrire per la mancata opportunità di diventare madre.

Era sempre Norma Jeane, sempre lei che vestiva e pettinava Marilyn, che imparava a cantare e ballare, che soffriva per un amore “da poco”, che era consapevole del prezzo del successo. Un idolo in una donna dunque. In occasione dei 90 anni che Norma Jeane avrebbe compiuto domani, Palazzo Madama dedica una mostra alla star di Hollywood esponendo circa 150 oggetti personali, abiti, accessori, scontrini, lettere, articoli di bellezza. In esposizione anche bellissime foto tra le quali, le ultime, scattate da Bernt  Stern per un servizio su Vogue, The Last Sitting, 1962.

Buon compleanno Norma Jeane.

Barbara Bruni

 

Per informazioni sulla mostra Marilyn Monroe. La donna oltre il mito visitare il sito http://www.palazzomadamatorino.it

 

 

 

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