Firenze, torna agli Uffizi l’Adorazione dei Magi di Leonardo

magi

Una zuffa di cavalli e cavalieri, particelle di lapislazzulo in vista della pittura di azzurro del cielo, pigmenti di verderame per le foglie degli alberi, una figura che anticipa il San Girolamo dei Musei Vaticani, il panneggio dei vestiti con una tenue colorazione celeste, i riflessi dell’acqua sotto i piedi della Madonna che richiama la successiva Vergine delle Rocce: così l’Adorazione dei Magi (1481) non si era mai vista e numerosi particolari inediti sono riemersi grazie al restauro del capolavoro incompiuto di Leonardo da Vinci.

Dopo quasi sei anni di ‘cure’ nell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il dipinto su tavola di Leonardo non solo è stato salvato e non è più a rischio (il telaio in legno con le sue incrinature è stato infatti messo in sicurezza), ma torna a far bella mostra di sè nella Galleria degli Uffizi di Firenze con la recuperata luminosità e varietà cromatica che aveva fino a oltre 500 anni fa e che le vernici marroni distese nel corso dei secoli avevano reso una specie di monocromo.

L’Adorazione dei Magi, che ora brilla di nuovi dettagli leggibili per la prima volta (ad esempio figure umane e animali) dopo la rimozione delle dannose vernici accumulate sulla tenue superficie pittorica, da domani, martedì 28 marzo, al 24 settembre sarà agli Uffizi la star della mostra “Il cosmo magico di Leonardo da Vinci: l’Adorazione dei Magi restaurata”, a cura di Eike Schmidt, Marco Ciatti e Cecilia Frosinini nella Galleria delle Statue e delle Pitture.

Il suo restauro, oltre ad aver risolto alcuni problemi conservativi, ha consentito di recuperarne tonalità cromatiche inaspettate e la sua piena leggibilità, ricchissima di dettagli affascinanti che aprono nuove prospettive sul suo complesso significato iconografico.

“Abbiamo scoperto anche il punto di fuga che Leonardo aveva scelto sulla tavola, praticando lui stesso un minuscolo foro sul tronco dell’albero centrale”, ha annunciato Marco Ciatti, direttore dell’Opificio delle Pietre Dure. “La tavola – ha aggiunto Ciatti – ha recuperato anche l’originale profondità spaziale assegnata da Leonardo alla sua creatura e che i depositi di vernici successive avevano fatto perdere”.

“E’ un Leonardo mai visto quello che il visitatori potranno godere. Ora vediamo i colori effettivamente da lui scelti e voluti per la tavola e sono riapparse le tante figure umane e animali che erano scomparse da secoli sotto le vernici”, ha commentato Eike Schmidt, direttore degli Uffizi.

E’ soprattutto nella parte alta dell’Adorazione dei Magi che il restauro ha rivelato un accenno sottilissimo del colore del cielo (con una leggera tinteggiatura con particelle di lapislazzulo) e reso percepibili a occhio nudo (anzichè solo ai raggi infrarossi) le figure dei lavoratori che sono intenti alla ricostruzione del tempio così come la zuffa di cavalli e cavalieri figure umane sulla destra dell’opera.

Dal prossimo autunno, al termine della mostra, l’Adorazione dei Magi sarà trasferita nella nuova Sala di Leonardo in corso di allestimento agli Uffizi, dove farà compagnia altri due capolavori leonardiani del museo: il Battesimo di Cristo (eseguito in collaborazione con il Verrocchio) e l’Annunciazione.

Con l’Adorazione dei Magi di Leonardo, in mostra viene esposta anche la versione eseguita da Filippino Lippi nel 1496, in un affascinante dialogo che farà emergere le diversità tra i due maestri e la loro differente interpretazione del soggetto, frutto delle mutazioni politiche e culturali intercorse a Firenze nell’arco di poco più di un decennio.

La tavola restaurata dell’Adorazione dei Magi fu commissionata a Leonardo da Vinci nel 1481 dai monaci agostiniani per la chiesa di San Donato a Scopeto; la partenza del maestro per Milano, nel 1482, determinò l’abbandono dell’opera, mai ultimata da Leonardo, tanto che alcuni anni più tardi i committenti fecero eseguire a Filippino Lippi un’altra pala d’altare con l’Adorazione dei Magi, terminata nel 1496.

Il dipinto, interrotto da Leonardo dopo una lunga elaborazione preliminare, rimase per qualche tempo nelle case della famiglia fiorentina dei Benci, per poi entrare nelle collezioni dinastiche dei Medici. Costituisce oggi la tavola vinciana di più grandi dimensioni pervenutaci (cm. 246 x 243). (adnkronos)

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