Omaggio a Gershwin ad ottanta anni dalla scomparsa: alla Juc di Roma

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Un omaggio a George Gershwin, un gigante della storia della musica americana, a ottant’anni dalla sua precoce morte: è la “Serata Gershwin” dell’Istituzione Universitaria dei concerti (IUC) di Roma, in programma sabato 18 febbraio nell’Aula Magna della Sapienza, con uno straordinario trio formato da Enrico Pieranunzi al pianoforte, Gabriele Pieranunzi al violino e Gabriele Mirabassi al clarinetto.

Gershwin fu insieme songwriter dalla vena inesauribile, pianista brillantissimo, compositore di fervida immaginazione e soprattutto portatore di una visione straordinariamente profetica, al cui centro si trovava l’accostamento jazz/classica di cui era convinto assertore. Fu il primo ad avere l’idea di unire quelle due tradizioni musicali fino allora inconciliabili, e con lavori come il Concerto in fa e la Rhapsody in Blue inventò il jazz sinfonico. La storia del jazz deve molto a questo ebreo di origine russa nato a Brooklyn, che fu uno dei primissimi musicisti non afro-americani a coltivare con successo quel genere musicale allora rivoluzionario.

“Serata Gershwin” intende rendere omaggio a quella sua intuizione geniale, coraggiosa e sempre attuale, presentando una selezione di alcuni dei suoi più celebri capolavori. Il concerto inizia con le Variazioni su un tema di Gershwin di Enrico Pieranunzi, cui seguono una serie di brani di Gershwin stesso, alcuni dei quali saranno eseguiti nelle trascrizoni/elaborazioni di Enrico Pieranunzi e di Jasha Haifetz. Brani di ampie dimensioni – quali An American in Paris e Rhapsody in Blue – si alternano a composizioni brevi ma non meno geniali e fascinose, quali le Songs (tra cui i celeberrimi “The man I love”, “I got rhythm” e “It ain’t necessarily so” tratto da Porgy and Bess) e i Preludi.

Cresciuti all’intersezione tra jazz e classica, Enrico e Gabriele Pieranunzi e Gabriele Mirabassi sono idealmente vicini a Gershwin e ripropongono con totale adesione la musica di colui che per primo ha unito jazz e classica – oggi parleremmo di ibridazione. Proprio Gershwin proclamò che “se ci sono idee e feeling, tutto è possibile in musica”. L’affermazione era allora tutt’altro che scontata, ma la storia gli ha dato ragione. (askanews).

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